SWAPUT è il nome del nostro team, il primo team italiano che parteciperà al Put Foot Rally 2018, un rally-viaggio benefico organizzato da Put Foot Foundation per portare scarpe ai bimbi africani.
Attraverseremo 6 paesi africani in sella alla nostra coraggiosissima Fiat Panda : Mafalda!
Attraverseremo 6 paesi africani in sella alla nostra coraggiosissima Fiat Panda : Mafalda!
Signori e signore, possiamo annunciare al mondo che Swaput, il team, a lungo l’unico italiano a partecipare al Put Foot Rally, ce l’ha fatta!
L’epico viaggio di Marco Germi e Nicolò de Angelis si è concluso. Il duo ha partecipato, a bordo di Mafalda, una vecchia Fiat Panda, al Put Foot Rally, una gara benefica che li ha portati a percorrere oltre 10000 km in 34 giorni attraverso l’Africa meridionale per donare il primo paio di scarpe ai bambini che vanno a scuola.
Da Cape Town, passando per Sud Africa, Mozambico, Malawi, Zambia, Botswana, Namibia e poi di nuovo fino a Cape Town.
Tutti gli obietti prefissati dal team sono stati raggiungi: il rally, seppur in maniera unica e solitaria, è stato portato a termine; le scarpe, simbolo di beneficienza e solidarietà per il popolo africano, sono state portate e donate a Monkey Bay in Malawi; l’auto, compagna di mille avventure, è al sicuro a Ntcheu, donata alle Suore Sacramentine.
Eppure la lunga cavalcata dell’eroico duo non è stata scevra di inghippi, imprevisti e difficoltà, ma anche di sorprese e felicità.
Eppure la lunga cavalcata dell’eroico duo non è stata scevra di inghippi, imprevisti e difficoltà, ma anche di sorprese e felicità.
Una coincidenza aerea perduta prima ancora di sbarcare sul suolo africano ha concesso al team due giorni di turismo forzato ad Istanbul. Poi una tempesta in mare ha impedito alla nave cargo che trasportava la preziosa vettura di attraccare nel porto di Cape Town, obbligandola a cambiare rotta fino a Port Elizabeth, 800 km più a nord est, comportando una settimana di ritardo sulla tabella di marcia. I ragazzi hanno trascorso sei giorni nella città madre, alla corte di Nicolaas, bizzarro e disponibile Couchsurfer. Dopo una approfondita ed allegra esplorazione della città e dei suoi dintorni, pinguini compresi, finalmente un interminabile spostamento notturno in pullman di dodici ore ha portato i giovani a Port Elizabeth, dove hanno potuto liberare Mafalda dalla sua prigione di metallo e burocrazia.
Inizia qui, in un luogo inaspettato, la grande e ignota avventura lunga 10000 km attraverso la propaggine meridionale dello sterminato continente africano.
Subito dritti in Mozambico, incontro ad incidenti, multe, masse in movimento sulle strade e buche vertiginose. Poi un salto sull’altopiano arido e brullo del Malawi, ospiti delle care sorelle sacramentine e assaliti da folle di simpatici bambini. Una volta consegnate le scarpe, lo sconfinato Zambia, con il suo interminabile e ipnotico bush, si apre agli occhi del team Swaput.
Animali, cascate e dossi hanno tenuto compagnia ai due per tutto il tempo trascorso qui, rallentati dalle necessarie riparazioni da effettuare sulla stanca panda.
Imbarcata su di un piccolo traghetto, più simile ad una chiatta da contrabbandieri, Mafalda ha viaggiato sulle acque dello Zambesi dritta in Botswana, patria degli elefanti a piede libero sulla strada e dei deserti di sale, ideali per l’off road.
I sorrisi curiosi e timidi del popolo san sono stati una commovente scorta fino alla frontiera con la Namibia, veloci come il vento che trasforma di continuo il deserto rosso.
Una vista alle leggendarie dune mosse, una prelibata cena a base di zebra e coccodrillo e già il tempo iniziava a scarseggiare, il team deve di nuovo puntare a sud e tornare al punto di partenza.
Giunti di nuovo nella grande città, questa volta da vincitori, Swaput è stato trionfalmente accolto dagli organizzatori del rally, che gli hanno dedicato una sontuosa accoglienza coronata dalla presenza della luna rossa in cielo.
L’avvenuta si è conclusa… o forse no. Dall’Italia ecco atterrare due prodi staffettisti, Andrea Frigerio e Marco Binda, che hanno preso possesso di Mafalda e in una settimana l’hanno portata a Ntcheu, dove d’ora in avanti servirà fedelmente le Suore Sacramentine.
Si può finalmente dire che l’opera è compiuta.
Swaput può tornare in Italia fiero di quanto fatto.
Subito dritti in Mozambico, incontro ad incidenti, multe, masse in movimento sulle strade e buche vertiginose. Poi un salto sull’altopiano arido e brullo del Malawi, ospiti delle care sorelle sacramentine e assaliti da folle di simpatici bambini. Una volta consegnate le scarpe, lo sconfinato Zambia, con il suo interminabile e ipnotico bush, si apre agli occhi del team Swaput.
Animali, cascate e dossi hanno tenuto compagnia ai due per tutto il tempo trascorso qui, rallentati dalle necessarie riparazioni da effettuare sulla stanca panda.
Imbarcata su di un piccolo traghetto, più simile ad una chiatta da contrabbandieri, Mafalda ha viaggiato sulle acque dello Zambesi dritta in Botswana, patria degli elefanti a piede libero sulla strada e dei deserti di sale, ideali per l’off road.
I sorrisi curiosi e timidi del popolo san sono stati una commovente scorta fino alla frontiera con la Namibia, veloci come il vento che trasforma di continuo il deserto rosso.
Una vista alle leggendarie dune mosse, una prelibata cena a base di zebra e coccodrillo e già il tempo iniziava a scarseggiare, il team deve di nuovo puntare a sud e tornare al punto di partenza.
Giunti di nuovo nella grande città, questa volta da vincitori, Swaput è stato trionfalmente accolto dagli organizzatori del rally, che gli hanno dedicato una sontuosa accoglienza coronata dalla presenza della luna rossa in cielo.
L’avvenuta si è conclusa… o forse no. Dall’Italia ecco atterrare due prodi staffettisti, Andrea Frigerio e Marco Binda, che hanno preso possesso di Mafalda e in una settimana l’hanno portata a Ntcheu, dove d’ora in avanti servirà fedelmente le Suore Sacramentine.
Si può finalmente dire che l’opera è compiuta.
Swaput può tornare in Italia fiero di quanto fatto.
Il progetto di viaggio è stato patrocinato dal Politecnico di Milano e dai comuni di Saronno e Ascoli Piceno. Il progetto è stato supportato da Coop Lombardia e da FCA Italia in veste di supporto logistico.
Questa avventura unica fa seguito alla partecipazione al Mongol Rally nel 2012, che vide protagonisti Marco e Nicolò, sempre alla guida di una coraggiosissima Panda per raggiungere la Mongolia (16000km); in questo caso, il loro fine fu di sostenere l'operato dell’associazione Lotus Children Charitable Trust, ente che si occupa di fornire cure, assistenza alloggio e istruzione ai bambini orfani, maltrattati, abbandonati in Mongolia. Pubblicarono anche il libro Tre uomini e una Panda – Mongolia e altre storie in cui viene raccontato il loro incredibile viaggio, seguito da varie e molto seguite mostre fotografiche e da altri eventi pubblici.
Questa avventura unica fa seguito alla partecipazione al Mongol Rally nel 2012, che vide protagonisti Marco e Nicolò, sempre alla guida di una coraggiosissima Panda per raggiungere la Mongolia (16000km); in questo caso, il loro fine fu di sostenere l'operato dell’associazione Lotus Children Charitable Trust, ente che si occupa di fornire cure, assistenza alloggio e istruzione ai bambini orfani, maltrattati, abbandonati in Mongolia. Pubblicarono anche il libro Tre uomini e una Panda – Mongolia e altre storie in cui viene raccontato il loro incredibile viaggio, seguito da varie e molto seguite mostre fotografiche e da altri eventi pubblici.
Il nome, perché Swaput?
Il nome del nostro team deriva ed è una dedica alla SWAPO, organizzazione del popolo dell’Africa del sud ovest. Questo gruppo di ribelli, originario della Namibia ma che trovò proseliti anche in Zambia, si formò nel 1960 in esilio e sino all’indipendenza dal Sud Africa, ottenuta nel 1990, lottò per difendere il proprio popolo dall’oppressione post-coloniale di europei e sud africani. “Principale artefice del processo di decolonizzazione della namibia, il fondatore e leader della SWAPO, Sam Nujoma, vinceva le prime elezioni presidenziali del 1990 del nuovo stato indipedente. Profondamente radicata nella società namibiana, la SWAPO dava prova di saper garantire la necessaria stabilità per lo sviluppo di un paese che, pur essendo tra gli ultimi ad accedere all’indipendenza, rappresentava una delle poche oasi nel tumultuoso panorama africano contemporaneo”.
SWAPUT dunque è un necessario rimando alla lotta per la libertà e l’autodeterminazione dei popoli e dei singoli individui che, desiderosi di liberarsi da costrizioni materiali e politiche, perseguono i propri obiettivi e inseguono i propri sogni.
SWAPUT intende unire tutti gli uomini e le donne, senza distinzione di razza, religione, sesso od origine etnica. Passo dopo passo, come la Namibia ottenne la propria indipendenza, anche noi procediamo verso il futuro e la felicità.
SWAPUT prende spunto dall’etnia Ovambo, alla quale appartengono i membri della SWAPO, che crede in Kalunga, lo spirito supremo che assume sembianze umane e si muove tra gli uomini inosservato, e allo stesso modo intende, con tatto ma anche con vibrante curiosità, immergersi in questa nuova realtà e vivere esperienze indimenticabili.
“For the namibia people, the realization of our most cherished goal, namely the indipendence od our country and the freedom of our people, is fitting tribute to the heroism and tenacity with which our people fought for this long awaited day. We have been sustained in our difficult struggle by the powerful force of convinction in the righteousness and jusness of our cause. Today history has absolved us, our vision of a democratic state of namibia has been translated into a reality” - Sam Nujoma